19/11/2020
LETTERA DI SINDACATI, ASSESSORE REGIONALE E SINDACO DI TERNI ALLA TREOFAN: “SI RISPETTINO GLI IMPEGNI, NO ALLA MESSA IN LIQUIDAZIONE”

19 novembre 2020 – “La messa in liquidazione dello stabilimento Treofan di Terni è in netta contrapposizione con quanto sottoscritto dall’azienda ad agosto. Grazie a quell’accordo, che prevedeva un rilancio del sito umbro, alla Treofan è stata anche concessa la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione per i propri dipendenti. E vista la situazione è necessario mettere in discussione anche i contributi già concessi dalla Regione Puglia a Jindal, proprietario dell’azienda”. Lo scrivono in una nota congiunta i segretari nazionali di Filcetm Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Sergio Cardinali, Lorenzo Zoli e Venere Balla, l’assessore regionale umbro Michele Fioroni e il sindaco di Terni, Leonardo Latini. “Nella lettera – spiega la Femca-Cisl nazionale – si chiede al gruppo indiano Jindal di dare seguito a tutti gli impegni assunti, che sono rimasti lettera morta. La società, infatti, ha recentemente messo in liquidazione lo stabilimento ternano, negando ai 150 dipendenti anche la possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il 10 agosto scorso – prosegue la Femca – Treofan si impegnava a riqualificare lo stabilimento di Terni, garantendo un incremento della produzione a partire dal mese di settembre, grazie anche al trasferimento nello stabilimento ternano di produzioni prima realizzate nell’ex sito di Battipaglia, ora chiuso. Grazie a quell’accordo Treofan ha anche ottenuto il ricorso alla Cig per i propri dipendenti. L’impegno, però, è rimasto sulla carta: da subito Treofan ha continuato a trasferire e dirottare ordini dallo stabilimento di Terni a quello di Brindisi, con tutte le ovvie conseguenze sotto ogni profilo, anche per quanto riguarda le misure sociali attivate a seguito dell’accordo di agosto. Uno scenario del genere, inoltre, comporta anche una verifica della legittimità dei contributi concessi alla Jindal dalla Regione Puglia, visto che il regolamento europeo prende in considerazione le delocalizzazioni, i trasferimenti di attività, la perdita di posti di lavoro per la stessa attività o per attività analoghe, con i conseguenti doverosi provvedimenti. Noi – conclude la Femca – continuiamo a pensare che lo smantellamento del sito sia inserito in un disegno preordinato di dismissione, comporti oggettive inadempienze contrattuali e sia in contrasto con la ratio di normative che hanno consentito l’acquisizione di rilevanti contributi”.

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