19/02/2018
La formazione continua nel CCNL Chimico: il seminario a Firenze

Nell’ambito dei lavori di approfondimento sui contenuti del prossimo rinnovo contrattuale chimico farmaceutico, la Femca Cisl nazionale ha ritenuto fondamentale realizzare una iniziativa di studio e di confronto sui temi della formazione continua e permanente, con particolare riferimento al ruolo del delegato alla formazione introdotto nei testi degli ultimi CCNL.

In questo senso lo scorso 28 febbraio 2018, presso il Centro Studi CISL di Firenze, abbiamo proposto una giornata rivolta prevalentemente ai delegati Femca, componenti di RSU, interessati all’argomento e che potessero contribuire con un apporto di esperienze sui temi formativi, sia sulla base di eventuali accordi realizzati con le imprese sia per il coinvolgimento in buone pratiche in essere nei propri luoghi di lavoro.

“La formazione continua ricopre un ruolo preminente nel contratto nazionale del settore chimico, così come testimonia lo spazio assegnato a questo tema dalle indicazioni del testo contrattuale”. Così Gianluca Bianco, responsabile nazionale per il comparto, introduce la giornata di confronto e riflessione su una tematica, quella della formazione continua, diventata cruciale non solo per l’occupabilità dei lavoratori, ma anche per la competitività delle aziende.

Già all’interno del capitolo delle Relazioni Industriali, infatti, vengono dichiarati la volontà e l’impegno delle parti a cogliere tutte le opportunità per definire piani formativi congiunti, basati sulle reali esigenze dei lavoratori.

In aggiunta, il testo contrattuale ha il merito di aver istituito con le parti datoriali un Osservatorio bilaterale sulla Formazione, demandando alla rappresentanza sindacale di base la possibilità di individuare una figura sindacale specializzata, il delegato aziendale alla formazione, con il compito di raccogliere i bisogni formativi dei lavoratori e intrattenere con l’azienda un dialogo sul tema.

Forse però, a causa di un ritardo nella diffusione della cultura della formazione, sia da parte delle aziende che dal lato degli stessi lavoratori, la progettualità propositiva del contratto nazionale ha trovato, dall’ultimo rinnovo, poco terreno nei luoghi di lavoro. Da un’analisi della Segreteria nazionale di comparto su 200 contratti aziendali, infatti, solo 30 di questi risultano inseriti proattivamente nel quadro più ampio della crescita professionale su cui il CCNL chimico insiste.

La strada da imboccare, tuttavia, è già tracciata e rappresenta un’opportunità unica da cogliere per affrontare le sfide che l’evoluzione del mercato del lavoro e della tecnologia per l’industria ci pongono.

È di forte attualità il grave mismatch di competenze presente oggi nel mondo del lavoro: da un lato, tante aziende che trovano difficoltà nel reclutare personale competente e, dall’altro, un tasso di disoccupazione ai massimi storici. La causa della discrasia tra domanda e offerta è da rintracciarsi nel debole investimento che spesso viene fatto nelle cosiddette soft skills. “Le competenze trasversali – dal digitale, alle lingue, alle abilità relazionali – sono attualmente alla base di ogni rapporto professionale durevole” ha spiegato Roberto Benaglia. Operatore del dipartimento Lavoro della Cisl nazionale, Benaglia ha insistito sulla necessità di non puntare esclusivamente a una formazione che dia conoscenze puramente tecniche e troppo specialistiche, che in ogni caso vengono acquisite grazie all’esperienza sul campo.

In Italia siamo agli ultimi posti infatti in termini di possesso di competenze trasversali che renderebbe la forza lavoro del Belpaese più appetibile per le aziende. È qui che si inserisce il delegato alla formazione: una figura di “prospettiva”, secondo Benaglia, in grado di mappare forze e debolezze della formazione in azienda e indirizzare congiuntamente l’investimento formativo per rendere i lavoratori più competenti e in grado di muoversi con disinvoltura nel contesto economico e sociale in cui opera.

Sarebbe da investire – come auspica Francesco Lauria, responsabile Europrogettazione e Ricerca CISL – su di una integrazione tra formazione e politiche attive. Solo in questo modo si concretizzerebbe quella “formazione continua” che può fare la differenza nell’apprendimento dei lavoratori. Anche in questo senso, il delegato alla formazione può fare tanto. Con la CISL, Femca partecipa al progetto S.A.C.A.D.O.S. (Supporting Anticipation of Change and Development of Skills), co-finanziato dalla Commissione europea, dedicato all’elaborazione di un toolkit sindacale, valido a livello transnazionale, che in sei fasi supporti il delegato nella costruzione di una strategia per la contrattazione aziendale in termini di formazione e apprendimento continuo da parte dei lavoratori.

Le testimonianze di due importanti imprese del settore chimico-farmaceutico, hanno validato l’aspetto fondamentale della condivisione dei piani formativi da parte di lavoratori e azienda.

All’interno di Sanofi, casa farmaceutica che conta in Italia oltre 2.500 dipendenti con stabilimenti su tutto il territorio nazionale, la formazione professionale è solo uno degli strumenti per la crescita dei lavoratori. Come ha spiegato Laura Bruno, HR manager, il 70% della formazione è acquisita mediante l’esperienza, che assicura lo sviluppo sia delle già citate soft skills – cooperazione trasversale, orientamento all’utente e al risultato, pensiero strategico, gestione dei team, saper prendere decisioni e gestire il cambiamento – che nella creazione di sempre nuove opportunità professionali per le persone.

Allo stesso modo, all’interno dello stabilimento di Mediglia (MI) della MAPEI, storica azienda di materiali per l’edilizia, il dialogo con le RSU è essenziale per favorire lo scambio e la condivisione di intenti e il successo dei piani formativi messi in atto. Alessandro Di Pasquale, Responsabile Relazioni Industriali, ha infatti sottolineato come la quasi totalità dei 650 dipendenti di Mapei ha mostrato entusiasmo e soddisfazione nel partecipare ai corsi erogati, dai più fondamentali (ad esempio la lettura della busta paga) ai più specialistici per l’identificazione del rischio chimico.

Un’apertura, quella degli attori sociali verso la formazione continua, che all’interno del contratto chimico non smette di farsi spazio e concretizzarsi in un impegno per affrontare una sfida culturale e sempre più sociale.

 

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