10/01/2012
Carburanti. Ancora sulle misure di liberalizzazione

“ANCORA SULLA LIBERALIZZAZIONE DELLA VENDITA DEI CARBURANTI”

A cura di Sergio Gigli – Segretario Generale

Eliminare l’ esclusiva di rifornimento delle Compagnie Petrolifere ai Punti Vendita della rete di distribuzione dei carburanti produce dei vantaggi per i consumatori che vedrebbero ridursi il prezzo del  loro pieno di benzina?

Proviamo ad approfondire la questione senza ipocrisie e senza ricorrere a vecchie leggende da sfatare, la più importante delle quali è quella per cui il settore petrolifero è ricco e non conosce le situazioni critiche. Infatti questo settore, presunto ricco, vede al suo interno procedure di mobilità avviate da tempo o appena concluse: dalla ESSO all’ ENI, dalla TAMOIL alla TOTALERG, dall’ API alla SHELL in un elenco che raccoglie oltre l’ 80% del mercato petrolifero nazionale.

E questo sarebbe un settore ricco che vive nella prosperità?

Ma torniamo alle liberalizzazioni e poniamoci alcune questioni. Togliendo l’ esclusiva di rifornimento ai Punti Vendita (è un regime in vigore in tutta Europa perché le Compagnie dovrebbero continuare a fornire in comodato d’ uso i loro impianti ai gestori ?

Chi si farebbe carico della manutenzione ordinaria e straordinaria dei punti vendita?

Chi garantirebbe sulla tutela dell’ ambiente e della sicurezza in caso di sempre possibili sversamenti o inquinamenti del suolo?

Chi garantirebbe sulla qualità del prodotto?

Su questi punti conviene soffermarsi per fare un po’ di chiarezza:

1) se il consumatore subisce danni al motore della sua auto per un rifornimento “ inquinato”  l’ assicurazione di quale Compagnia risarcisce il danno se il punto vendita è pluririfornito ?

2) se il serbatoio di un punto vendita inquina il suolo chi dovrà farsi carico della bonifica se non esiste un unico rifornitore del prodotto?

3) a proposito di prodotto, ma è proprio vero che le benzine sono tutte uguali?

4) chi controlla e garantisce la qualità del prodotto ( miscela con l’ agricolo o con il gasolio da riscaldamento, fondi di serbatoio, ecc.)? E le pompe al distributore sono tutte correttamente tarate?

5) il ristretto numero delle Compagnie Petrolifere è sinonimo di oligarchia o di garanzia e di sicurezza  della qualità del prodotto?

Proviamo inoltre ad immaginare la profonda diversità di relazioni industriali che si può riscontare nel rapporto con le storiche Compagnie Petrolifere o con la miriade di piccoli imprenditori esposti anche a pericolissime infiltrazioni in un settore così strategico e con un movimento di liquidità di enormi dimensioni.

Speriamo di aver sollevato qualche fondata riflessione con queste nostre considerazioni suffragate ancor più dal legittimo dubbio sul reale effetto di diminuzione del prezzo derivante dal progetto di liberalizzazione. Se oltre il 60% del costo/litro è composto dal sistema fiscale (accise + iva) e il 30% è imputabile al costo del greggio quanto si può intervenire sul restante 10% per incidere sul prezzo al consumo? E ancora sul restante 10% quanto “ pesa” e va valorizzata la componenete qualità del servizio e garanzia del prodotto?

Proviamo a mettere in fila tutti i dubbi sollevati e alla fine andiamo a scoprire molte perplessità su un’ operazione che espone a forti rischi il settore della commercializzazione dei carburanti , con conseguenti gravi ripercussioni sull’ occupazione e  soprattutto non dà alcuna garanzia di diminuzione dei costi, mentre appare certa la forte riduzione sulla qualità del servizio e del prodotto.

Noi continuiamo perciò a porci molti interrogativi e, sarebbe importante che il Governo aprisse un confronto anche con le OO.SS. che seguono i settori interessati affinchè si possano trovare soluzioni che non mettono in discussione la permanenza in Italia di un settore strategico come quello della raffinazione.

Intanto proseguiamo nel chiederci:

chi trova vantaggio da questa liberalizzazione?

(24 gennaio 2012)

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Già da tempo le sedici raffinerie italiane lavorano a tassi di saturazione degli impianti intorno al 70% delle loro potenzialità autorizzate. Ciò perché il calo dei consumi dei carburanti del mercato italiano ( -4% anno su anno dal 2009) non è in grado di assorbire l’ eccesso di produzione delle raffinerie e non siamo competitivi nelle esportazioni verso un mercato estero, riferito soprattutto ai Paesi in via di sviluppo dove il consumo è sostenuto da più elevati livelli di crescita.
Un decreto sulla liberalizzazione della vendita dei carburanti, che dovremo esaminare con attenzione nel momento della sua pubblicazione, eliminando l’ esclusività di rifornimento da parte delle Compagnie petrolifere, renderebbe ancora più critica la situazione del settore raffinazione:
– Un settore già attraversato da chiusure (TAMOIL di Cremona) e interventi di CIGS (ENI di Venezia)
– Un settore strategico per la spinta che può dare allo sviluppo e alla crescita e che deve mantenere una propria capacità autonoma di produzione all’ interno del nostro Paese.
La crisi della raffinazione pone a rischio circa 8.000 posti di lavoro impiegati come diretti nelle raffinerie e almeno circa 25.000 lavoratori che operano nell’ indotto.
Inoltre va confutata la tesi secondo la quale si otterrebbe un calo del prezzo di vendita dei carburanti a fronte della liberalizzazione ricordando che:
– L’ attuale aumento è legato all’ incremento delle accise (sulle quali grava anche l’ IVA) decretato dalla manovra del Governo Monti e da un ulteriore aumento delle accise imposto dalle Regioni, in particolare quelle del Centro/Sud. Il peso delle imposte sui carburanti allo stato pesa più del 60% sul prezzo di vendita all’ automobilista!
– Oltre il 70% dei  Punti  vendita è  di proprietà delle  compagnie  petrolifere   che ne curano la manutenzione, la sicurezza, le campagne promozionali, ect…., e vengono dati in comodato d’ uso gratuito ai Gestori in cambio dell’ esclusività di rifornimento. Non avendo più tale esclusività il costo di esercizio di un impianto di distribuzione carburanti verrebbe a gravare interamente sul Gestore che sarebbe costretto a rivalersi sul prezzo di vendita che sicuramente non farebbe apprezzare alcuna diminuzione significativa.

Perciò appare giustificato porsi questa domanda

A chi giova una tale liberalizzazione se mette a rischio migliaia di posti di lavoro, indebolisce l’ Italia nell’ approvvigionamento in un settore strategico e non ha effetto sulla diminuzione del costo dei carburanti?

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